Molti pazienti con diarrea che hanno ricevuto diagnosi di una malattia infiammatoria intestinale non vengono sottoposti di routine al controllo della presenza di possibili infezioni da Clostridium difficile (CDI). Secondo Samir Shah dell’Università di Providence, autore di uno studio condotto su 320 pazienti, “il test per la CDI nei pazienti con malattie infiammatorie intestinali e diarrea è di importanza critica, ma non viene sempre praticato: lo studio dimostra che ciò avviene soltanto in circa la metà dei pazienti e, questo, è un problema che deve essere evidenziato per migliorare la qualità assistenziale di questi pazienti. E’ possibile che, alcuni di essi, debbano i propri sintomi alla CDI piuttosto che alla malattia di base e la CDI potrebbe anche causarne la riacutizzazione, esacerbarne i sintomi o peggiorarne il decorso, ad esempio a causa del maggior tasso di colectomie effettuate nei pazienti con rettocolite ulcerosa ricoverati per riacutizzazione”.
Secondo l’autore, la situazione potrebbe essere migliorata tramite interventi educativi per il paziente ed il personale sanitario e tramite l’incorporazione del test della CDI nella Physician Quality Reporting Initiative. Il test peraltro può essere facilmente incorporato all’interno della colonscopia diagnostica, prelevando direttamente dal colon un campione di fluido da analizzare. Questa strategia garantirebbe campioni più affidabili e dovrebbe essere raccomandata a tutti i pazienti sottoposti ad una prima colonscopia.
L’ottimizzazione del trattamento delle malattie infiammatorie intestinali richiede la diagnosi delle sovrainfezioni, che hanno un impatto sia immediato che a lungo termine sulla salute del paziente. (Inflamm Bowel Dis online 2015, pubblicato il 9/1)